Stanchi e segnati dalla lunga pandemia, storditi e sconvolti dai rumori della guerra, mai come quest’anno rischiamo di non percepire la forza straordinaria della risurrezione, evento che ha squarciato il buio della notte. Come non mai rischiamo di tenere il fuoco della più bella notizia sotto la cenere di una profonda tristezza. Facciamo allora nostra la bella scoperta che fanno Maria Maddalena, Giovanna e Maria, madre di Giacomo. È il primo giorno della settimana, quello dopo il sabato, il giorno del Signore e al mattino presto, allo spuntare dell’alba, quelle donne discepole di Gesù, venute a Gerusalemme con lui dalla Galilea, quelle donne che avevano assistito alla sua morte e al suo seppellimento la sera del venerdì, si recano alla tomba di Gesù con gli aromi che avevano preparato. Dopo la morte di Gesù, avvenuta alle tre del pomeriggio, c’era stato solo il tempo di seppellirlo, non di compiere i riti dell’unzione, perché incombeva il tramonto, inizio del sabato. Ma ecco che le donne venute a compiere le unzioni rituali sul corpo del loro Maestro si ritrovano dinanzi a qualcosa di inaspettato: la tomba è aperta. La pietra che la chiudeva è stata rotolata via e il corpo di Gesù non c’è più: la tomba non solo è aperta ma è anche vuota. Le donne sono perplesse, incerte, si interrogano: il corpo di colui che hanno visto e seguito, quel corpo che sono venute a ungere e ad abbracciare per l’ultima volta non c’è più. Umanamente pensano che qualcuno l’abbia portato via. Magari coloro che l’hanno ucciso non vogliono che ci sia una tomba in cui venerare il suo corpo. Solo una rivelazione da parte di Dio, solo una parola può dare senso e significato a quella tomba vuota. Ed ecco allora che due uomini, rivelatori della Parola di Dio, si presentano alle donne che, prese da timore, abbassano il volto fino a terra. Ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5-6). Vorrei tanto che questo annuncio giungesse nel cuore di ogni uomo, perché è lì che Dio vuole seminare questa bella notizia: Gesù è risorto, c’è speranza per tutti. Ha vinto l’amore. Anche noi, sconvolti e amareggiati, come le donne discepole di Gesù, possiamo domandarci che senso abbia questo avvenimento. Cosa significa che Cristo è risorto? Significa che l’amore è più forte del male e della stessa morte. Quando tutto sembra finito Dio interviene per ridare vigore e forza alla nostra vita. Accogliamo la grazia della risurrezione di Cristo. Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi la nostra vita. Non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare in questo mondo segnato dal male e dalla morte. Siamo stanchi, delusi, ma non rassegniamoci al male e non stanchiamoci di seminare il bene. «Cristo nostra gioia è risorto». È il saluto pasquale, caro all’Oriente cristiano; è l’annuncio della nostra salvezza, è la professione della nostra fede. «Cristo risusciti nei nostri cuori». È l’augurio che ci scambiamo, l’impegno che assumiamo, la bella notizia che vogliamo annunciare a tutti con la nostra vita, diffondendo la speranza, l’amore e la pace di Cristo risorto.
La mensa San Lorenzo e l’emporio solidale hanno ricevuto sette casse di insalata baby leaf prodotta nelle attività laboratoriali dell’Istituto agrario Arrigo Serpieri di Avezzano. Con grande gioia i volontari e gli operatori della Caritas diocesana hanno potuto ritirare il prodotto direttamente dalle mani dei ragazzi delle classi 4° A I.P.A. e 2° A I.T.A. impegnati nell’apprendimento della coltivazione con la tecnica del fuori suolo. L’insalata già pronta per il consumo, altrimenti destinata all’imbustamento, e commercializzata come quarta gamma, è stato un dono importante anche perché esperimento concreto di agricoltura sociale. Alla consegna del prodotto i ragazzi sono stati accompagnati dal professor Vincenzo Rosati e dalla dirigente scolastica professoressa Cristina Di Sabatino, cui va il profondo ringraziamento della Caritas diocesana.
Un’assemblea sinodale del vescovo con i sindaci marsicani si terrà sabato 2 aprile alle 9:30 ad Avezzano, nel teatro dell'Istituto Don Orione di Avezzano. Molti i gruppi di ascolto sinodali che si stanno svolgendo nel territorio diocesano, all’interno delle parrocchie, delle foranie, delle realtà pastorali e associative. Tutte le parrocchie e gli uffici della diocesi si sono coinvolti in questo percorso di ascolto, con il desiderio di essere, come papa Francesco ricorda, «Chiesa in uscita», che ascolta la voce anche e soprattutto di chi finora non ha avuto voce. In maniera inedita nella storia della Chiesa, papa Francesco ha voluto, per questo sinodo, estendere la partecipazione a tutto il popolo di Dio. Pertanto, prima di incontrare i vescovi della Chiesa universale, il papa vuole ascoltare gli uomini e le donne che vivono nella Chiesa locale per capire da loro come oggi la Chiesa sta «camminando insieme» e come in essa si possa vivere meglio la comunione, la partecipazione e la missione. Nella conclusione di questa fase d’ascolto nel territorio marsicano, il vescovo ha così rivolto questo invito speciale ai sindaci della Marsica, affinché la sinodalità diventi uno stile permanente della Chiesa che intende sviluppare una riflessione su come il cristiano può abitare il mondo, aperta alle sfide cui la contemporaneità ci convoca. «Per arricchire tale riflessione desidero ascoltare anche la voce di coloro che rappresentano le comunità locali - ha detto il vescovo - fondamentale è l’esperienza quotidiana di chi è a servizio della collettività perché ha molto da dire su come costruire un mondo abitabile e su come affrontare le sfide sociopolitiche della contemporaneità». L’incontro sarà presieduto dal vescovo Giovanni insieme ai responsabili degli uffici di pastorale sociale e del lavoro, Caritas e pastorale giovanile. Il tema che sarà al centro del confronto è Come la Chiesa cammina nel territorio locale, dunque come essa è percepita nei diversi ambiti lavorativi e nell’impegno per la cura del bene comune. «La vostra voce - scrive Massaro ai sindaci - è espressione della cittadinanza, è molto importante. La Chiesa dei Marsi intende ascoltare le proposte e le esigenze del mondo civile che abita il nostro amato territorio».
Il vescovo Giovanni ha inviato a tutti i sacerdoti, i religiosi e i diaconi della diocesi dei Marsi, la lettera pontificia accompagnata dall'atto di consacrazione con cui il santo padre Francesco invita a unirsi alla preghiera di venerdì 25 marzo. «La Chiesa, in quest’ora buia - scrive papa Francesco - è fortemente chiamata a intercedere presso il Principe della pace e a farsi vicina a quanti pagano sulla propria pelle le conseguenze del conflitto. Sono grato, in questo senso, a tutti coloro che con grande generosità stanno rispondendo ai miei appelli alla preghiera, al digiuno e alla carità. Il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, intendo compiere un solenne atto di consacrazione dell’umanità, in modo particolare della Russia e dell’Ucraina, al Cuore immacolato di Maria. Vuole essere - conclude il santo padre - un gesto della Chiesa universale, che in questo momento drammatico porta a Dio, attraverso la Madre sua e nostra, il grido di dolore di quanti soffrono e implorano la fine della violenza, e affida l’avvenire dell’umanità alla Regina della pace». Il vescovo celebrerà alle ore 18:00 di venerdì 25 marzo la santa Messa presso la chiesa della Santissima Annunziata di Tagliacozzo e la concluderà con la preghiera di consacrazione dell'Ucraina e della Russia al Cuore immacolato di Maria, in comunione con papa Francesco.
Atto di consacrazione al Cuore immacolato di Maria
O Maria, Madre di Dio e Madre nostra, noi, in quest’ora di tribolazione, ricorriamo a te. Tu sei Madre, ci ami e ci conosci: niente ti è nascosto di quanto abbiamo a cuore. Madre di misericordia, tante volte abbiamo sperimentato la tua provvidente tenerezza, la tua presenza che riporta la pace, perché tu sempre ci guidi a Gesù, Principe della pace. Ma noi abbiamo smarrito la via della pace. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come comunità delle nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore! Nella miseria del peccato, nelle nostre fatiche e fragilità, nel mistero d’iniquità del male e della guerra, tu, Madre santa, ci ricordi che Dio non ci abbandona, ma continua a guardarci con amore, desideroso di perdonarci e rialzarci. È lui che ci ha donato te e ha posto nel tuo Cuore immacolato un rifugio per la Chiesa e per l’umanità. Per bontà divina sei con noi e anche nei tornanti più angusti della storia ci conduci con tenerezza. Ricorriamo dunque a te, bussiamo alla porta del tuo Cuore noi, i tuoi cari figli che in ogni tempo non ti stanchi di visitare e invitare alla conversione. In quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci. Ripeti a ciascuno di noi: «Non sono forse qui io, che sono tua Madre?». Tu sai come sciogliere i grovigli del nostro cuore e i nodi del nostro tempo. Riponiamo la nostra fiducia in te. Siamo certi che tu, specialmente nel momento della prova, non disprezzi le nostre suppliche e vieni in nostro aiuto. Così hai fatto a Cana di Galilea, quando hai affrettato l’ora dell’intervento di Gesù e hai introdotto il suo primo segno nel mondo. Quando la festa si era tramutata in tristezza gli hai detto: «Non hanno vino» (Gv 2,3). Ripetilo ancora a Dio, o Madre, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. Abbiamo smarrito l’umanità, abbiamo sciupato la pace. Siamo diventati capaci di ogni violenza e distruzione. Abbiamo urgente bisogno del tuo intervento materno.
Accogli dunque, o Madre, questa nostra supplica. Tu, stella del mare, non lasciarci naufragare nella tempesta della guerra. Tu, arca della nuova alleanza, ispira progetti e vie di riconciliazione. Tu, terra del cielo, riporta la concordia di Dio nel mondo. Estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono. Liberaci dalla guerra, preserva il mondo dalla minaccia nucleare. Regina del Rosario, ridesta in noi il bisogno di pregare e di amare. Regina della famiglia umana, mostra ai popoli la via della fraternità. Regina della pace, ottieni al mondo la pace.
Il tuo pianto, o Madre, smuova i nostri cuori induriti. Le lacrime che per noi hai versato facciano rifiorire questa valle che il nostro odio ha prosciugato. E mentre il rumore delle armi non tace, la tua preghiera ci disponga alla pace. Le tue mani materne accarezzino quanti soffrono e fuggono sotto il peso delle bombe. Il tuo abbraccio materno consoli quanti sono costretti a lasciare le loro case e il loro Paese. Il tuo Cuore addolorato ci muova a compassione e ci sospinga ad aprire le porte e a prenderci cura dell’umanità ferita e scartata. Santa Madre di Dio, mentre stavi sotto la croce, Gesù, vedendo il discepolo accanto a te, ti ha detto: «Ecco tuo figlio» (Gv 19,26): così ti ha affidato ciascuno di noi. Poi al discepolo, a ognuno di noi, ha detto: «Ecco tua madre» (27). Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria. Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina. Accogli questo nostro atto che compiamo con fiducia e amore, fa’ che cessi la guerra, provvedi al mondo la pace. Il sì scaturito dal tuo Cuore aprì le porte della storia al Principe della pace; confidiamo che ancora, per mezzo del tuo Cuore, la pace verrà. A te dunque consacriamo l’avvenire dell’intera famiglia umana, le necessità e le attese dei popoli, le angosce e le speranze del mondo. Attraverso di te si riversi sulla Terra la divina Misericordia e il dolce battito della pace torni a scandire le nostre giornate. Donna del sì, su cui è disceso lo Spirito Santo, riporta tra noi l’armonia di Dio. Disseta l’aridità del nostro cuore, tu che «sei di speranza fontana vivace». Hai tessuto l’umanità a Gesù, fa’ di noi degli artigiani di comunione. Hai camminato sulle nostre strade, guidaci sui sentieri della pace. Amen.