Il 22 marzo 2019 padre Emiliano Antenucci ha un’udienza privata con papa Francesco. Il 24 marzo il papa scrive una lettera autografa al ministro provinciale dei Cappuccini d’Abruzzo, padre Nicola Galasso, con questa richiesta: «Sarebbe bello trovare un posto, una chiesa, dove si possa dare culto pubblico alla Madonna del Silenzio. Pensi lei, per favore e mi faccia una proposta». Padre Emiliano, insieme al ministro provinciale, con il permesso del generale dell’Ordine, si mettono alla ricerca di vari luoghi e individuano la chiesa di San Francesco d’Assisi e il convento dei Cappuccini di Avezzano, abbandonato da dieci anni e di proprietà della Provincia dei Frati Minori Cappuccini d’Abruzzo.
Il Santo Padre dà la benedizione a questo progetto. Di forte rilevanza ecclesiale e sociale sarà la nascita del Santuario dedicato a Maria Vergine del Silenzio, un luogo di formazione e crescita spirituale, che sarà guidato ed animato da padre Emiliano Antenucci.
Si è tenuta una conferenza stampa giovedì 27 febbraio nei locali del seminario di Avezzano. Presenti, tra gli altri, il Vescovo mons. Pietro Santoro, padre Nicola Galasso, padre Emiliano Antenucci e don Francesco Tudini, vicario denerale della Diocesi. L'apertura del Santuario è prevista per i primi giorni di maggio.
Di seguito la cronologia dell’icona della Vergine del Silenzio. Lo scritto è a cura di padre Emiliano Antenucci, cuore pulsante di questo progetto che, grazie a papa Francesco, diventa ora un dono immenso per la Chiesa marsicana e non solo.
«Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore e… cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che non possono esserti date poiché non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta». Questi versi di Rainer Maria Rilke ci accompagnino durante il tempo santo della Quaresima per vivere l’esodo dal rumore al silenzio interrogante, dalle risposte prefabbricate alle domande del cuore, dalle parole gettate al vento del mercato alla Parola di Verità, dagli alfabeti che danzano nel vuoto alla lingua di Dio che libera l’uomo dall’essere straniero a se stesso, dalle solitudini dei deserti dell’anima alla Pasqua eterna, quando sarà tolto il velo e il volto finalmente contemplato sarà la ricomposizione di tutte le lettere dei nostri scomposti e laceranti vocabolari quotidiani. Tempo di radicalità, la Quaresima, non carnevale prolungato dalle finzioni di gesti religiosi che rendono la fede un andamento lento tra Vangelo e praterie di nichilismo esistenziale. Tempo di sguardo penetrante sulla radice profonda di ogni perversione: il peccato, fuga da Dio e oscurità nel riconoscere Dio nella carne di quanti continuiamo a chiamare prossimo e che avvolgiamo nel cono d’ombra dell’indifferenza e dell’antagonismo. Tempo di purificazione perché «nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita». Purificazione, non maquillage autoassolutorio, che nel sacramento della Riconciliazione rinnova la grazia battesimale per camminare con decisione verso Cristo. E così, preghiera, digiuno ed elemosina non saranno scansioni ripetitive di una Quaresima d’antan, ma dimensioni che ci ricollegano all’essenzialità della fede: inabissarsi nel mistero, denudazione antidolatrica, condivisione solidale. Follia tutto? Diceva Antonio del Deserto: «Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e al vedere uno che non sia pazzo gli si avventeranno contro, dicendo “tu sei pazzo”, al motivo della sua dissomiglianza da loro». Davanti al Crocifisso torniamo ad apprendere la lezione sconvolgente. Ogni saggezza umana è trasfigurante la follia dell’amore incarnato e spendibile. «Rinuncia a scolparsi, lui, l’Innocente. Rinuncia a difendersi, lui, l’Onnipotente. Rinuncia alla rappresaglia, lui, il Terribile. Rinuncia a essere compatito, lui, il Pietoso. Rinuncia a morire in pace, lui, il Pacifico. Rinuncia alla vita, lui, il Vivente. Rinuncia al vestito, lui, che veste i gigli del campo e ogni erba del prato. Cristo spogliato, è il povero, l’uomo senza diritti» (don Primo Mazzolari).
Dopo la celebrazione del convegno regionale delle Chiese di Abruzzo e Molise, sul tema Celebrare l’Eucaristia, degli scorsi 7 e 8 febbraio, oggi il clero si è ritrovato insieme per il ritiro mensile riflettendo sul tema Celebrare e vivere l’Eucaristia, evento che dona oggi la presenza di Cristo, l’arte del celebrare, la partecipazione attiva e ministeriale nella celebrazione. Relatore è p. Giancarlo Maria Li Quadri Cassini ofm, docente di teologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Campobasso. La struttura della mattina ha seguito la scansione di sempre: esposizione eucaristica e ora terza, riflessione comunitaria e agape fraterna.
È stato pubblicato il nuovo libretto della via crucis con gli scritti della serva di Dio Santina Campana (1929-1950). Un grazioso opuscolo, curato dal vicepostulatore don Ennio Grossi, strumento utile per vivere il tempo della quaresima ed entrare, aiutati dall'esempio della serva di Dio, nel mistero della passione, morte e risurrezione del Signore Gesù. Nel libretto di 64 pagine si trova un'introduzione del vescovo Pietro Santoro. Per ogni stazione della via crucis due testi biblici a scelta, due brani a scelta tratti dagli scritti della e sulla serva di Dio, un piccolo responsorio e l'orazione conclusiva.
«La via crucis è la narrazione di Dio perso per amore, dell’uomo condannato, abbandonato, rifiutato, umiliato. Lungo le stazioni della via crucis ci si lascia avvolgere dalla Paola di Dio e dalla testimonianza di Santina Campana, la serva di Dio che assunse “l’ombra della croce” come luce che trasfigura la notte del dolore, di ogni dolore, e, consumata per amore, diventa icona del credente del terzo giorno.
A ottobre si celebrerà il 70° anniversario della nascita al cielo di questa ragazza, splendido esempio di santità nella nostra terra dei Marsi e immagine di grande amore alla Chiesa.