Pietro, eremita, nato a Rocca di Botte (AQ), fin dai primi anni di vita si fece ammirare per l'integrità del comportamento, l'innocenza e la riservatezza. Da giovane i genitori lo costrinsero a prendere moglie, ma egli lasciò loro e la casa e si rifugiò a Tivoli (RM), dove venne accolto per qualche anno da Cleto, uomo morigerato e pio, e fece tali progressi da superare lo stesso maestro. Venuto a conoscenza della santità di Pietro, il vescovo lo annoverò fra i chierici. Lo stesso vescovo lo rimandò in patria, per richiamare i suoi concittadini alla pietà, ed egli con i suoi discorsi su argomenti pii li convinse a recedere dalla condotta di vita corrotta. Fu contrastato da uomini empi che gli si opponevano e lo deridevano, ma egli non cedette; fu anche aggredito, ma sopportò pazientemente i torti. Dopo due anni trascorsi in patria, su ispirazione della santa Madre di Dio, si recò a Subiaco (RM), dove rimase per sei mesi presso i monaci benedettini, e lì intorno si adoperò ad aiutare il prossimo. Fra l'altro si liberò dal demonio che gli impediva di pregare nella chiesa di Sant'Abondio. Quindi si recò a Trevi (PG) dove, vedendo il rilassamento dei cristiani, cominciò a richiamarli, invitandoli soprattutto alla frequenza della messa domenicale. Compì diversi miracoli, soprattutto guarendo i malati, e tutti ammirarono la sua santità. Infine, pieno di meriti e di santità, migrò verso il premio del cielo il 30 agosto. Il suo corpo cominciò ad emanare un odore che meravigliò i presenti.
La memoria liturgica si celebra il 30 agosto.
O insigne patrono di Rocca di Botte, san Pietro Eremita,
che hai coltivato nella solitudine la sapienza del vangelo,
riempiendo di luce il breve spazio della tua giovane vita,
noi ricorriamo alla tua fraterna intercessione,
per dare una testimonianza forte e coraggiosa al vangelo.
Tu hai servito con vigore la Parola di Dio
predicandola alle popolazioni della valle dell'Aniene
senza compromessi e senza cedimenti.
Insegnaci il silenzio e la preghiera
per crescere sempre più come figli e fratelli.
Ti ricordiamo come formatore di costumi,
come uomo di orazione e penitenza,
come grande taumaturgo.
Fa' che la nostra testimonianza, umile e discreta,
compia il prodigio di lasciare trasparire la misericordia di Dio
e di trasmettere alle giovani generazioni
il gusto del bene e l'amore alla vita.
E come nella tua predicazione
ha avuto un particolare fulgore la santificazione della domenica,
così possa brillare nella nostra settimana il giorno del Signore
come giorno della gratuità, della riconoscenza, dell'attenzione
e della disponibilità a Dio e agli uomini.
Il tuo servizio al regno di Dio e la tua testimonianza itinerante e senza stanchezza
ci siano di esempio e di sprone per una vita cristiana meno pigra e sfiduciata,
ma più vivace e feconda,
per la gioia e la pienezza, della città degli uomini.