Saluto del vice sindaco del comune di Avezzano,
dott. Domenico Di Berardino,
a nome degli amministratori della Marsica
alla santa Messa per il saluto ufficiale di mons. Pietro Santoro
alla diocesi dei Marsi
Oggi ho l’onore di rappresentare la comunità di Avezzano nel porgere il saluto ufficiale a sua eccellenza mons. Pietro Santoro.
So come vi sentite, so come si sente ognuna delle persone presenti oggi in cattedrale, perché ricordo il clima di attesa di quattordici anni fa, la curiosità che ha preceduto l’arrivo di sua eccellenza e anche le informazioni che accrescevano quell’attesa raccontandoci, da Vasto, che avremmo avuto il dono di un grande pastore.
Ogni fedele, ogni cittadino, ogni rappresentante delle istituzioni, ha almeno un’immagine forte, autentica e significativa di questi quattordici anni o un gesto di sua eccellenza capace di riaccendere una fiaccola di speranza nei momenti più bui.
Siamo al termine di un mandato episcopale ricco di fatti concreti ma anche di parole che avevano sempre un sapore. Credo che sapienza significhi questo, essenzialmente: usare la cultura per accorciare la distanza con gli altri, aiutandoli a elevarsi da un lutto, da una condizione economica, dalla difficoltà di trovare o ritrovare una strada di realizzazione.
Parole con un sapore, perché c’è sempre stata nelle omelie e nei discorsi pubblici di sua eccellenza Santoro la giusta dose di zucchero quando si trattava di sollecitare dolcezza, perdono, comprensione per gli errori e le debolezze umane e la giusta dose di sale, quando si trattava di muovere le coscienze e smuovere le volontà.
Anche la volontà degli amministratori e dei politici, richiamati spesso ai loro doveri, con rispetto ma anche con la fermezza dell’autorità religiosa consapevole del suo ruolo e della centralità della fede per le nostre comunità.
Ma credo sia nei fatti più che nelle parole la cifra di questi quattordici anni. È facile mantenere le mani pulite quando si tengono in tasca; più complesso scendere nel fango della quotidianità, perché lì stanno i problemi e quindi il ruolo di un vero pastore. Quando c’era una crisi economica, sua eccellenza Santoro era presente in prima fila; quando un dramma aveva colpito intere famiglie, sua eccellenza era lì; quando alcune scelte ingiuste rischiavano di indebolire un territorio, sua eccellenza decideva di farsi sentire senza certezza del risultato ma con la certezza di essere nel giusto.
Noi quelle immagini del vescovo al fianco dei lavoratori o dei bisognosi, la notte di capodanno, le terremo nella memoria. Consapevoli che un dono lo apprezzi ancor di più quando sai di dover rinunciare alla sua presenza costante, ma anche certi che i doni migliori sono quelli che lasciano qualcosa nelle menti e nei cuori di ciascuno di noi.
Grazie, eccellenza, le auguriamo il meglio. Avezzano e la Marsica le testimoniano il loro autentico affetto.