Carissimi sorelle e fratelli,
il tempo della Quaresima è un tempo che a qualcuno mette tristezza perché richiama, secondo certe interpretazioni, privazioni e sacrifici da compiere; in realtà è un tempo molto importante, davvero prezioso per la nostra vita di fede e per il cammino della Chiesa dei Marsi. È un tempo da vivere come un dono, un kairos, un momento opportuno per accogliere la grazia e la misericordia del Signore. Sì, è vero, ogni giorno è tempo favorevole per sperimentare l’amore di Dio, ma è anche vero che la Chiesa, nella sua intelligenza, sa bene che le fatiche della vita, l’egoismo e l’abitudine possono portarci ad allontanarci da Dio e allora chiede che ci sia un tempo forte in cui far convergere, nello sforzo di conversione, le energie che ciascuno possiede. Un tempo da vivere non individualmente ma simultaneamente da parte di tutti i credenti. Il cammino quaresimale non può che essere sinodale dato che lo percorriamo insieme sulla stessa via, discepoli dell’unico Maestro.
Prendiamo allora coscienza di questa opportunità e chiediamoci come vivere questa Quaresima. Dobbiamo evitare di ridurla esclusivamente a qualche particolare opera di carità o di mortificazione. È invece un tempo per ritrovare la verità del proprio essere e del proprio agire. Propongo pertanto tre verbi, tre parole per conformare la nostra vita a Cristo: fermati, ascolta e va’.
In primo luogo fermati.
Fermati rispetto alla necessità di apparire, di agire a tutti i costi dimenticando il valore dell’intimità. Fermati e prenditi del tempo per Dio, per te, per la tua famiglia e per i tuoi amici. Fermati e chiediti perché o per chi tu vivi. Fermati e chiediti che tipo di uomo vuoi essere e quale logica vuoi vivere: quella dell’amore o del dominio?
In secondo luogo ascolta.
L’ascolto genera speranza, elimina il giudizio, lenisce le ferite e rende sostenibili le solitudini. La Quaresima è tempo di grazia nella misura in cui ci mettiamo in ascolto di Cristo. Tale ascolto passa anche attraverso quell’ascolto delle sorelle e dei fratelli che costituisce l’obiettivo principale del processo sinodale e rimane sempre indispensabile nel metodo e nello stile di una Chiesa che desidera essere autenticamente sinodale.
In terzo luogo, va’.
Riprendi con coraggio il cammino, carissima Chiesa dei Marsi, senza lasciarti bloccare dalle paure e dalla fatica. La Quaresima è il tempo opportuno per riprendere in diocesi il cammino sinodale che probabilmente vive un momento di stanchezza perché appare arduo e gli affaticamenti inducono allo scoraggiamento. In realtà la meta che ci attende al termine è senz’altro qualcosa di meraviglioso e sorprendente che ci aiuterà a comprendere meglio la volontà di Dio e la nostra missione al servizio del suo Regno.
In ogni impegnativa escursione tra le montagne della bella Marsica si avverte forte la fatica di salire ma il panorama che si spalanca alla fine sorprende e ripaga per le sue meraviglie.
Fermati, ascolta e va’ sono anche i verbi che si raccordano con le tre parole chiave della mia prima lettera pastorale che vi ho consegnato all’inizio di questo anno: formazione, fraternità e inclusione.
La formazione richiede che ci si fermi, che si lascino momentaneamente gli impegni quotidiani, che si prenda del tempo per sé. Rispondendo al bisogno di formazione, fortemente emerso nel percorso dello scorso anno, abbiamo attivato in diocesi la Scuola di formazione teologica per operatori pastorali da voi accolta con sorprendente entusiasmo.
La fraternità richiede l’ascolto. Ascolto di Cristo in primo luogo dal momento che la fraternità prima di essere impegno dell’uomo è dono di Dio, dell’intimità con lui. Da qui l’iniziativa dell’adorazione eucaristica mensile nelle foranie come apprezzata e partecipata opportunità di silenzio e di ascolto di Dio. Ma, in questo secondo anno del cammino sinodale, vogliamo, attraverso i Cantieri sinodali, ascoltare anche la strada e il villaggio, cioè il mondo della società civile, nonché le case, cioè gli ambienti domestici e i luoghi della spiritualità e del servizio. Ai tre cantieri proposti dalla Chiesa che è in Italia, la nostra diocesi ha affiancato il cantiere della corresponsabilità dando seguito al progetto Comunità di parrocchie affidatovi qualche mese fa.
Con l’ausilio di alcune schede, presenti da tempo nel sito della diocesi, ogni realtà (parrocchie, associazioni, confraternite, uffici pastorali…) è chiamata a lavorare sul cantiere della corresponsabilità e su uno, scelto liberamente, tra i cantieri della strada e del villaggio, della casa e dell’ospitalità, delle diaconie e della formazione spirituale.
L’inclusione, terza parola della lettera pastorale, richiede la voglia di andare. Non c’è uno stare e un ascoltare che non diventino un andare. Marta e Maria nell’episodio di Luca 10,38-42, non sono due personaggi contrapposti ma due dimensioni dell’unica capacità di includere e accogliere tutti. L’azione deve sempre partire dall’ascolto. Diversamente diventa affanno, preoccupazione, agitazione. Se l’ascolto non sfocia nel servizio diventa però indifferenza, quieto vivere, egoismo. Spesso la pesantezza del servizio nelle comunità nasce dalle tante cose da fare che ricadono solo sul parroco, sempre più oberato, anche per la crescente diminuzione del numero dei sacerdoti. È fondamentale favorire la corresponsabilità che si fonda su una corretta visione della Chiesa come popolo di Dio di cui i laici fanno parte a pieno titolo insieme ai ministri ordinati.
«È ora – ha esortato papa Francesco – che pastori e laici camminino insieme in ogni ambito della vita della Chiesa e in ogni parte del mondo».
Buona Quaresima allora, miei cari sorelle e fratelli. Che il Signore ci doni il gusto di fermarci e di ascoltare nonché la gioia di riprendere il cammino insieme, rinnovati dal suo amore.
Vostro,
+ Giovanni Massaro