Omelia di S.E. Mons. Giovanni Massaro
dalla chiesa cattedrale
santa Messa crismale

Cari fratelli e sorelle, cari sacerdoti, religiosi, religiose, diaconi, seminaristi, e voi, popolo amato di questa nostra Chiesa diocesana. È davvero una gioia essere qui oggi, riuniti come famiglia, per questa celebrazione così bella e profonda che è la Messa crismale. È una delle liturgie più significative di tutto l'anno, perché ci ricorda chi siamo, a chi apparteniamo e per cosa siamo stati chiamati.
Oggi il Signore ci riunisce intorno al suo altare per benedire gli oli santi che saranno usati nei sacramenti: per accompagnare i catecumeni nel cammino del battesimo, per ungere e consolare i malati, e per consacrare con il crisma coloro che saranno battezzati, cresimati, ordinati. Ma soprattutto, oggi è il giorno in cui, come vescovo, guardo con affetto a ciascuno di voi, e in modo speciale ai sacerdoti che condividono con me il dono e il peso della missione pastorale.
Sì, carissimi fratelli sacerdoti: oggi è la vostra festa. Oggi rinnovate le promesse fatte nel giorno della vostra ordinazione. È un momento intimo, personale, ma che coinvolge tutta la Chiesa. E io, a nome di tutta la diocesi, voglio dirvi un grande e sincero grazie. Grazie per il vostro ministero, per la vostra dedizione, per quella presenza silenziosa ma essenziale nella vita della gente. So che a volte il cammino è faticoso, che si sperimenta la solitudine, che ci sono giorni di stanchezza e di dubbio… ma ricordate: non siete soli. Siete amati. Siete sostenuti dalla preghiera del popolo. E soprattutto, Cristo è con voi. Lui non vi lascia mai.
Abbiamo ascoltato parole forti oggi nella liturgia. Isaia ci ricorda che lo Spirito del Signore ci ha unti per una missione: per portare speranza, guarigione, libertà. Non è poesia. È realtà. È quello che facciamo ogni giorno, quando ascoltiamo, accompagniamo, benediciamo, perdoniamo, stiamo accanto.
Gesù, nel vangelo, prende proprio quel brano e dice: «Oggi si è compiuta questa Scrittura». E sapete una cosa? Lo dice anche a noi. Ogni volta che un sacerdote o un fedele si prende cura di un povero, di un malato, di una famiglia in difficoltà, lì si compie la Scrittura. Lì, Cristo è presente.
Anche il libro dell'Apocalisse ci ricorda che tutti noi, battezzati, siamo un popolo sacerdotale. Questo vuol dire che ognuno ha una responsabilità. Non solo i preti. Tutti. Perché tutti siamo stati unti con l'olio della grazia, chiamati a vivere con amore e a testimoniare la fede. La Messa crismale è perciò una festa per tutti e non solo per i sacerdoti in quanto in essa si manifesta la bellezza del sacerdozio ministeriale al servizio del sacerdozio battesimale del popolo santo di Dio.
E allora permettetemi qualche parola per voi, cari fedeli laici. Grazie per la vostra presenza, per il vostro servizio silenzioso e generoso nelle parrocchie, nelle famiglie, nel lavoro. Grazie perché ci sostenete con la preghiera, con la collaborazione, con l'affetto. La Chiesa siete voi. Noi sacerdoti non potremmo nulla senza di voi. Continuate a voler bene alla vostra Chiesa. È una Chiesa bella, anche con le sue fragilità. E con il passare del tempo mi sembra sempre più bella. È bella perché è la sposa amata da Cristo.
Mi viene in mente un passaggio dell'enciclica Dilexit nos, che ho riletto e meditato in questo tempo di quaresima e che vi invito a leggere perché è un testo molto profondo: «Cristo non ha scelto i suoi ministri perché migliori, ma perché li amava. E attraverso di loro ha voluto amare il suo popolo» (DN 12).
E ancora: «L'amore del Signore non si basa sulle prestazioni, ma sulla fedeltà. È un amore che resta anche quando noi cadiamo, anche quando ci sentiamo aridi. È lì che il sacerdozio mostra tutta la sua verità: nel rialzarsi, nel ricominciare, nel donarsi ogni giorno» (DN 28).
Che belle queste parole. Ce lo dobbiamo ricordare sempre, tutti: il Signore ci ha amati per primo. E continua ad amarci. Non si stanca mai di noi. E questo è il fondamento del nostro servizio.
E in questa quaresima, attraverso le tre liturgie penitenziali, abbiamo vissuto un'esperienza rinnovata della misericordia di Dio. Riconoscere il proprio peccato non è un segno di debolezza bensì è smettere di mentire a se stessi. Donarsi reciprocamente il perdono è un modo per guarire le relazioni perché riapre il dialogo e manifesta la volontà di ristabilire il legame nella carità fraterna. La Messa crismale ci ricorda che è proprio lo Spirito a farci diventare portatori di speranza, a renderci segno dell'amore di Dio nel mondo.
E allora, fratelli e sorelle, lasciamoci ungere anche oggi. Lasciamoci rinnovare nel cuore. Lasciamo che il profumo del crisma ci ricordi chi siamo: consacrati per amare, inviati per servire. La migliore risposta all'amore di Cristo è l'amore per i fratelli, non c'è gesto più grande che possiamo offrirgli per ricambiare amore per amore. Nella vita di un cristiano non ci sono cose da fare bensì persone da amare.
Preghiamo gli uni per gli altri. Preghiamo per i nostri sacerdoti. Preghiamo per questa nostra diocesi. Perché possa davvero essere una Chiesa che profuma di vangelo, che accoglie, che consola, che cammina con tutti. E affiché la nostra Chiesa dei Marsi profumi di vangelo ha bisogno di uomini e donne innamorati, capaci di lasciarsi ancora conquistare da Cristo e che non possono fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita. Perciò li addolora perdere tempo a discutere di questioni secondarie, perché la loro principale preoccupazione è comunicare quello che vivono, e soprattutto che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell'Amato attraverso i loro poveri sforzi. Non è forse questo ciò che accade a qualsiasi innamorato desideroso solo di raccontare l'amore che gli ha riempito la vita?
E concludo con un'altra piccola perla dell'enciclica Dilexit nos: «Cristo ti chiede di non vergognarti di riconoscere la tua amicizia con lui bensì di avere il coraggio di raccontare agli altri che è un bene per te averlo incontrato… Ma non dimenticare che gli atti d'amore verso i fratelli sono il modo migliore e talvolta l'unico possibile di esprimere agli altri l'amore di Gesù… La Chiesa e il mondo intero non sono una fortezza da difendere, ma una casa da abitare, una tavola da condividere, una ferita da curare» (DN 45).
Che questa pasqua ormai vicina, in questo giubileo della speranza, ci trovi con le mani unte di bene, i cuori pieni di fiducia e gli occhi capaci di riconoscere Cristo nei volti di chi ci è accanto. Amen.


GUARDA QUI IL VIDEO DELL'OMELIA