All'interno del patto educativo globale, ovvero l’alleanza fra l’Azione cattolica e l’Agesci della diocesi di Avezzano – che da anni hanno unito gli sforzi, seguendo la proposta di papa Francesco, per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna – l’ormai consueto appuntamento annuale di formazione, rivolto alla comunità locale, agli educatori ed in particolare ai giovani.
Il tema di riflessione di quest’anno è Educare alla legalità. L’incontro, fissato per sabato 9 novembre alle 16:00 nel teatro dell’Istituto Don Orione di Avezzano, vedrà come ospite e relatore Giovanni Bachelet, laureato in fisica, professore universitario, già parlamentare della Repubblica, da anni impegnato nello scoutismo. Figlio di Vittorio Bachelet, anche egli professore universitario, membro del Consiglio superiore della magistratura e presidente nazionale di Azione cattolica a cavallo fra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso, assassinato barbaramente dalle Brigate Rosse nell’ormai lontano 12 febbraio 1980, quando l’odio aveva preso il sopravvento sul dialogo e le pistole avevano sostituito i libri alla formazione della politica attiva.
Il dibattito in sala, che sarà introdotto dal vescovo Giovanni Massaro, vuole richiamare la riflessione sul senso della legalità e del riuscire a stare insieme attraverso regole di libertà, tema quanto mai attuale. Cercare di ritrovare di nuovo un tempo in cui si riesca a sognare un mondo migliore oltre che accontentarsi di quello presente. Una ricerca, questa, che non deve limitarsi al sogno, ma concretizzarsi nella realtà. L’obiettivo è camminare insieme, concretamente, accettando i pesi e le fatiche del nostro compagno di strada. Insomma saper sorridere, condividere, i propri limiti e minorità. Non più dunque uomini e donne isolati, chiusi su loro stessi, pronti a combattere una guerra con il vicino, verso l’altro quartiere, contro una città rivale, nei confronti di una nazione da odiare, ma cittadini consapevoli, con la ricchezza delle proprie differenze, che insieme vogliono costruire una libertà fondata sul rispetto, che è accoglienza e gentilezza. È possibile essere giusti? Come si può reagire al tema dell’ingiustizia? Quale spazio per costruire un sentimento di legalità e di giustizia? Queste le domande che saranno rivolte agli interlocutori, cercando di costruire all’unisono un dialogo schietto che si basi sull’ascolto e sulla comprensione.
Nel maggio 2005 Giovanni Bachelet, a Taranta Peligna, chiamato a parlare di cittadinanza e legalità, raccontava ai presenti: «Vorrei saper trasmettere il sorriso di mio padre, luminoso come quello di don Puglisi, che brilla nella grande fotografia, dietro questo palco. Dirvi quanto piena e felice possa essere una vita spesa al servizio degli altri. Rafforzarvi nella convinzione che già avete, visto l’impegno civile che vi raduna qui: nel servizio degli altri, nella partecipazione, c’è, sì, più fatica, ma anche molta, molta più gioia e più allegria che a farsi i fatti propri, fra un telecomando e un videogioco. Vi auguro che la fatica e la gioia di una partecipazione responsabile alla vostra comunità vi accompagnino sempre, anche quando sarete grandi. La legalità non consiste nell’indicare una serie ordinata di norme o nel conoscere a menadito le leggi dello Stato, non è una visione ma un’attitudine che si coltiva, si sviluppa nel quotidiano, che si nutre di stimoli, di valori, esempi, viaggi e sorrisi. È un processo, mai uguale e mai ripetitivo, dal quale scaturiscono capacità e propensioni di mente e cuore. Finché saremo donne e uomini capaci di fare la pace, custodire la democrazia e la libertà tutto sarà possibile. Dinanzi alla società della tecnica, di questo millennio, dobbiamo ritrovare la capacità di essere rivoluzionari e avere, ancora, lacrime negli occhi e tenerezza nelle mani».
(di Alfredo Chiantini, capo scout Agesci Avezzano1)


 

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