Discorso di S.E. Mons. Giovanni Massaro
in occasione dell'ottantesimo anniversario
della liberazione d'Italia
Ottanta anni fa il nostro paese tornava a respirare il vento della Libertà dopo il buio della dittatura e dell'occupazione. Furono giorni duri, segnati dal coraggio di tanti uomini e donne, giovani e meno giovani, che non cedettero all'odio ma lottarono per un ideale più grande: la dignità della persona, la giustizia e la pace. Oggi il nostro dovere è quello di non dimenticare. La memoria non è semplice rievocazione del passato ma è linfa vitale per costruire il futuro. In questo senso voglio richiamare le parole dell’amato papa Francesco che ci ha ricordato: «La pace si costruisce partendo dalla verità, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla libertà». Questi sono i pilastri su cui poggia ogni società veramente umana e sono anche i valori per cui tanti hanno dato la vita.
Ecco allora che commemorare significa anche educare. Educare soprattutto le nuove generazioni alla responsabilità civile, alla memoria storica, alla pace come cammino quotidiano. Come vescovo mi sento chiamato a ribadire che la pace è un dono, ma anche un compito. È un cammino da percorrere insieme, dove la diversità non è minaccia ma ricchezza. Dove il dialogo prevale sulla violenza e la speranza è più forte della rassegnazione. Concludo con un pensiero ai caduti, alle vittime innocenti, ai partigiani, ai perseguitati, a tutti coloro, e tanti sono stati abruzzesi, che in quel tempo drammatico hanno testimoniato con la propria vita la fede nell'uomo e nella libertà. A loro va la nostra riconoscenza più profonda che oggi si rinnova nel silenzio, nella preghiera, nell'impegno. Che il Signore, Dio della pace e della giustizia, ci accompagni nel custodire il dono prezioso della libertà.