Martedì 1° febbraio alle 17:30 nella chiesa cattedrale di Avezzano, vigilia della festa liturgica della Presentazione di Gesù al tempio, si vivrà la celebrazione eucaristica per la 26ª giornata mondiale della vita consacrata. La Messa sarà presieduta dal vescovo Giovanni Massaro e la preghiera, dedicata alle vocazioni, sarà di ringraziamento al Signore per il dono di tanti consacrati e consacrate che, in terre di missione o nella ferialità della vita e nel lavoro quotidiano, vivendo in contesti spesso anche difficili, si prendono cura degli ultimi e dei più fragili e sono testimoni e annunciatori della presenza di Dio nel mondo.
Durante la celebrazione, promossa dal Servizio diocesano per la vita consacrata, guidato da padre Basilio Retegan, le testimonianze delle apostole del Sacro Cuore, che racconteranno il servizio ai più piccoli, nella comunità-alloggio per i bambini con famiglie in gravi difficoltà, e quello alle ragazze sottratte dalla tratta in strada, con l’Oasi Madre Clelia. A seguire la testimonianza della fraternità Mater indigentium del santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto, attiva nell’accompagnare le persone fragili e bisognose, e quella dell’Istituto Don Orione, che opera nella chiesa della Madonna del Suffragio, e nell’assistenza sociosanitaria e spirituale degli anziani nella RSA.


Approfondimento
di padre Basilio Retegan
direttore del Servizio diocesano per la vita consacrata

Insieme ai religiosi e alle religiose:
la giornata della vita consacrata

Il 1° febbraio celebreremo nella chiesa cattedrale di Avezzano la giornata mondiale della vita consacrata con il vescovo Giovanni Massaro. È un momento ecclesiale particolarmente atteso e molto significativo. Anzitutto per rendere insieme grazie a Dio del dono, anche alla nostra Chiesa locale, di tante e belle esperienze e forme di vita consacrata, e di tante vite consegnate al Signore e spese nel servizio della Chiesa. In secondo luogo, per il contesto dell’attuale cammino sinodale, che ci invita fortemente a coinvolgerci tutti – vescovo, presbiteri, diaconi, laici, consacrati, movimenti, associazioni – in un cammino di comunione e di fraternità, di crescita nella nostra identità cristiana, di rafforzamento della nostra appartenenza e partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.
La giornata della vita consacrata, che ricorre annualmente nel contesto della festa della Presentazione del Signore al tempio (il 2 febbraio) o dell’Incontro, come viene più semplicemente chiamata dalle tradizioni dell’Oriente cristiano, non riguarda infatti solo i religiosi e le religiose, ma l’intera comunità della Chiesa. La vita consacrata, come ha ricordato papa Francesco, «è un dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa». Essa appartiene a Dio – attraverso l’atto di consacrazione della professione religiosa – e diventa di conseguenza il dono di Dio alla sua Chiesa. Un dono che è davvero prezioso per la vita e la missione della Chiesa stessa e del suo operato nel mondo, in quanto con la sua forte valenza e tensione carismatica, profetica ed escatologica, non solo permette di affermare, di rendere cioè visibile e percepibile nell’oggi della storia, il primato dello Spirito e l’amore di Dio per la Chiesa e per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, ma diventa anche – sul versante della fecondità spirituale – un autentico fermento trasfigurante e una reale forza attrattiva e divinizzante; infatti, la bellezza spirituale delle fraternità e delle sororità in mezzo al popolo in cammino, come anche le altre esperienze singolari di servizio spirituale o le forme eremitiche e monastiche di vita religiosa e contemplativa, edificano e trasformano interiormente tutta la Chiesa, rendendola una casa e una scuola di vera comunione e di fraternità, a immagine e somiglianza della comunità divina della santissima Trinità.
È esattamente in questa prospettiva, comunionale e sinodale insieme, che si è pensato opportuno, all’interno della celebrazione dell’Eucaristia – «fonte e culmine» della vita di fede della Chiesa –, e più propriamente durante il lucernario tipico della festa della Presentazione del Signore, di vivere insieme con più concretezza e attualizzazione, attraverso la presenza e la testimonianza dei consacrati e delle consacrate della diocesi dei Marsi, uno specifico momento di vero incontro o di illuminazione, nella dimensione mistica o di alta spiritualità, che è insieme conoscenza e amore e rinnovata fecondità spirituale; è «luce da luce» a partire da Dio che incontra l’uomo in Cristo Gesù nostro Signore, il divino Dono che si (ri-)dona ancora per la salvezza di tutta l’umanità. L’esperienza religiosa ci permetterà senz’altro, almeno per un attimo di intimità spirituale, in piena empatia con chi compirà l’atto di rinnovazione della sua consacrazione religiosa, di possedere maggiore conoscenza di mistica ecclesiale e anche di avere un amoroso apprezzamento per le ricchezze della vita consacrata donata alla nostra Chiesa. Il tutto per riconoscere ancora una volta e per accogliere in maniera più profondamente rinnovata, nei nostri cuori e nel cuore stesso della Chiesa, Cristo come vera «luce che illumina», anche oggi, ogni uomo e ogni donna che cammina insieme a noi nella storia.
Al centro di questa luce illuminante ci saranno perciò le testimonianze di vita religiosa impegnata e spesa nell’amore. Due testimonianze delle apostole del Sacro Cuore, a partire dal carisma del proprio istituto religioso, che si rinnova sempre nell’apertura alle nuove sfide, come quella del servizio ai più piccoli, con la comunità alloggio per i bambini provenienti da famiglie in gravi difficoltà psicosociali, o quella dell’assistenza e l’ospitalità alle ragazze sottratte dalla tratta in strada, con la comunità religiosa del centro famiglia Oasi Madre Clelia. La testimonianza, poi, di una nuova forma di vita consacrata: la fraternità Mater indigentium, presso il santuario della Madonna dei Bisognosi di Pereto, riconosciuta recentemente come comunità religiosa di diritto diocesano; è attiva in modo speciale nell’accompagnare ogni persona, anche la più fragile e bisognosa, nella conoscenza e nell’accoglienza dell’amore di Dio, la vera fonte di salute integrale e di guarigione profonda da ogni forma di affettività malata, dall’individualismo e dall’egoismo, per poter crescere nell’autostima e nelle relazioni. Infine un’altra breve testimonianza da parte dell’Istituto Don Orione, così ben radicato nelle opere di carità e di servizio pastorale, presso la chiesa della Madonna del Suffragio, ma soprattutto nella pastorale e nell’assistenza sociosanitaria e spirituale degli anziani della RSA, così duramente provata soprattutto in questo tempo di prolungata pandemia. Molte e svariate sono infatti le forme nelle quali la luce di Dio si può riflettere oggi attraverso le opere delle consacrate e dei consacrati, impegnati costantemente a portare e trasmettere l’amore di Dio fino a raggiungere le periferie più estreme, soprattutto esistenziali, dell’umanità.

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